INTERVISTA | Donazzan sul caso forature: “Abbiamo prove certe. Spero che dietro non ci siano le scommesse”

INTERVISTA | Donazzan sul caso forature: “Abbiamo prove certe. Spero che dietro non ci siano le scommesse”

Abbiamo sentito il presidente di Orange1 Racing Armando Donazzan, che ci ha espresso il suo punto di vista sul caso delle forature che hanno colpito il suo team, oltre a fornirci le proposte per evitare situazioni del genere in futuro

CIR | Donazzan sul caso forature: “Abbiamo prove certe. Spero che dietro non ci siano le scommesse” [INTERVISTA]

Ritorniamo sul casus belli scatenato dal Tuscan Rewind dello scorso weekend per continuare a sentire le parti in causa – loro malgrado – in questo potenziale intrigo che sta scuotendo il Campionato Italiano Rally: è il momento di ascoltare Armando Donazzan, imprenditore veneto a capo della Orange1 Holding, una realtà a livello europeo specializzata nei motori elettrici e che è arrivata a detenere 230 milioni di fatturato, con al suo interno quindici società ed undici stabilimenti produttivi.

Ma, e qui entriamo nel nostro campo, Donazzan ha investito anche nel settore delle corse sportive con Orange1 Racing, attiva sia nelle piste (recente è stata l’incetta di titoli con l’equipaggio su Lamborghini Caldarelli-Mapelli nel Blancpain GT World Challenge Europe) che nel mondo dei rally. Proprio in questa disciplina l’imprenditore veneto ha dovuto masticare amaro quest’anno, perché dopo aver accarezzato nel 2018 le velleità di un titolo nel CIR con il suo equipaggio sulla Ford Fiesta R5, formato da Simone Campedelli e Tania Canton, il copione si è ripetuto ma in maniera più dirompente: tante forature (sospette?) hanno impedito alle Pantere Alate di potersi giocare sino all’ultimo metro la speranza di conquistare lo scudetto.

Considerati gli episodi ambigui che hanno pesato sulla stagione di Campedelli e Canton (ovvero, le forature), il presidente di Orange1 ha presentato un esposto alla Federazione, oltre a tuonare di voler ritirare la propria squadra dai campionati nazionali, trovando l’appoggio del suo pilota. A mente fredda, abbiamo voluto fare qualche domanda a tal proposito allo stesso Donazzan: ovviamente se ci fosse qualcuno interessato a ribattere o a fornire il proprio punto di vista, la nostra redazione è disponibile ad accogliere ogni contributo.

Donazzan: “C’è stato un chiaro piano di sabottaggio”

Al di là delle gomme forate che sono state consegnate alla direzione gara, in linea generale ha delle prove ulteriori per poter parlare di un preciso e deliberato piano di sabotaggio nei vostri confronti? Vi sono mai giunte minacce, avvertimenti, ha mai sospettato qualcosa?

«Sicuramente c’è stato un chiaro piano di sabotaggio nei nostri confronti, ma alla fine anche nei confronti di Citroen: ora, al di là del nostro caso, senza le due forature a Verona e nell’ultima gara del Tuscan, loro avrebbero vinto il campionato. Poi per il resto vi invito a fare una analisi della classifica senza i chiodi per capire la classifica finale. Non abbiamo mai avuto minacce dirette ma sicuramente nel mondo del rally non godiamo di grande simpatia, visto che siamo un team vincente e persone che hanno la caratteristica e capacità di dire sempre ciò che pensano in modo rispettoso e diretto».

Secondo Campedelli l’invidia sociale è alla base dei presunti atti di sabotaggio nei vostri confronti. Se le cose stessero così, cosa potrebbe aver dato fastidio del vostro lavoro e a chi? Può avere attinenza la sua attività imprenditoriale, l’espansione della stessa con diverse acquisizioni che hanno portato la sua azienda a diventare un gruppo di livello europeo nel settore metalmeccanico, il suo cognome e chi lo porta nella Giunta regionale veneta…[la cugina di Donazzan, Elena, è attualmente assessore in Regione, ndr]?

«Guardi non penso che sia legato la mio lavoro tanto meno al mio cognome. Però nella prossima settimana procederemo con una azione sia civile che penale verso terzi per capire chi ha voluto creare questo danno economico e di immagine, oltre mettere a repentaglio la vita dei piloti. Le posso dire che abbiamo molte prove certe che daremo in mano alla magistratura».

Le forature che lei ha elencato e che hanno colpito in questa stagione i piloti in lotta per il titolo sembrano siano state selettive, almeno dai riscontri che abbiamo al momento: secondo lei perché?

«Sicuramente non doveva vincere Orange1 e successivamente neppure Citroen. Il motivo ce lo dirà la magistratura, perché è una cosa completamente senza senso. Per il vincitore non c’è nessun premio economico e mi auguro che dietro a tutto questo non ci sia un giro di scommesse».

Ci potrebbe essere un collegamento tra quel masso piazzato nella traiettoria della Ford Fiesta R5 di Campedelli al Rally di Roma Capitale 2018 e le forature subite quest’anno?

«Non credo ci sia un nesso. Anzi la ringrazio per la domanda perché ci sono state tante polemiche e voglio nuovamente precisare che ho alzato la voce contro i commissari di gara e non contro l’organizzatore. Ritengo abbiano fatto un gravissimo errore nel non annullare la prova indipendentemente che l’atto fosse doloso o meno. E se lo fosse stato, prendendo una posizione dura, l’atteggiamento di questi criminali sarebbe cambiato. Certamente è stato un episodio strano e che andremo ad analizzare visto cos’è accaduto quest’anno e speriamo di non trovare qualche legame. E’ altrettanto vero che durante la scorsa stagione non ci sono stati episodi particolari e noi non meritavamo certamente di vincere visto i tanti errori che abbiamo compiuto come team».

“Le regole ci sono ma non vengono applicate”

In concreto, cosa potrebbe far recedere Orange1 Racing dalla volontà di non correre più i rally in Italia?

«Avere un campionato vero e leale. Le regole ci sono ma non vengono applicate in modo severo dai commissari di gara. Quest’anno abbiamo cercato di collaborare con tutti gli organizzatori ed istituzioni, dando sempre evidenza della gravità della situazione con delle prove oggettive, ma mai nulla di concreto. Si è sottovalutato cosa stava accadendo e adesso sappiamo tutti in quale situazione siamo».

Poniamo che si trovi nella stanza dei bottoni della Federazione e possa mettere mano alle linee guida e regolamenti del CIR: cosa cambierebbe nel campionato italiano?

«Alcune mie proposte :
a) Avere gli stessi commissari di gara durante tutta la stagione in modo da avere lo stessa modalità di giudizio e riuscire a conoscere i partecipanti, avendo con loro un dialogo continuo;
b) Avere dei commissari in gara per verificare i pneumatici e capire se ci sono delle situazioni particolari. Questo deve portare poi a prendere una immediata decisione da parte dei commissari;
c) Tempi certi della giustizia sportiva. Entro al massimo una settimana qualsiasi esposto dovrebbe essere analizzato e data una risposta finale;
d) Controllare i test e farli all’interno delle date definite da Aci Sport. A parte i top team esiste poi il far-west, tutti lo sanno ma nessuno fa nulla (come le ricognizioni)».

“M-Sport vuole abbandonare il CIR”

Cosa pensano di questa situazione i vostri partner di quest’anno e chi vi ha supportato come M-Sport?

«C’è stata una grandissima delusione perché hanno investito anche loro per promuovere la loro vettura. Ci hanno chiaramente dimostrato il loro grande disappunto e fatto capire che abbandoneranno questo campionato. C’è stato un danno di immagine incredibile visto il ruolo a livello mondiale di M-Sport».

Cosa ne sarà dell’equipaggio Campedelli-Canton? Punterete all’estero, magari nell’ERC?

«Ci siamo ragionando e parlando insieme ad M-Sport, ma prima di tutto voglio smaltire questa grandissima sofferenza».



Crediti intervista: Luca Santoro | motorsport.motorionline.com